Si è svolto tra febbraio e marzo questo viaggio della Corriera che ha realizzato un singolare trekking nel deserto del Sahara, sui monti dell'Hoggar. Il percorso si svolgeva in un ambiente dagli orizzonti sconfinati e aridi, in un isolamento quasi totale dove la sopravvivenza è da sempre legata alla grande esperienza degli uomini Tuareg. La nostra carovana era formata da noi sei europei, tre aiutanti algerini e sei cammelli per il trasporto delle merci. Abbiamo camminato sotto il sole implacabile con la testa imbavagliata nello "scasc" e ci siamo accampati per ben 12 volte in pieno deserto. L'acqua -preziosissima- veniva raccolta quando incontravamo le rare sorgenti e trasportata a dorso di cammello, assieme agli alimenti che venivano preparati con cura dal nostro cuoco. Perfino la legna con cui venivano cucinate le pietanze doveva essere risparmiata ed è sorprendente come si possa sopravvivere con così pochi elementi in un ambiente tanto ostile. A circa metà percorso abbiamo raggiunto i monti dell'Assekrem, dove è situato l'Eremo di Padre Focault, meta anche di turisti che giungono a bordo di fuoristrada. L'incontro con il mondo motorizzato non ha turbato la nostra lenta marcia sicuri nella convinzione che niente più di un trekking a piedi possa far comprendere il grande fascino del deserto. In questo punto, fra le pareti rocciose dell'Hoggar che si tingono di colori forti quando cala il sole, abbiamo scalato montagne bellissime solcate da pilastri e fessure regolari, come la parete del Tezouiat, alta fino oltre 400 metri, l'Aiguille Saouinan, e la bellissima sagoma simmetrica della Dauda. |